Interviste e percorsi

Interviste e percorsi

Dai tuoi interessi al mondo del lavoro

La qualità al microscopio

Intervista a Francesco Centorrino, microbiologo che si occupa di controllo qualità in un’azienda farmaceutica

Immagine di copertina per gentile concessione di Francesco Centorrino

Francesco Centorrino è laureato in biologia e lavora come analista di controllo qualità microbiologica presso un’azienda farmaceutica in Basilicata. La sua attività consiste nell’individuare e risolvere le contaminazioni, cioè la presenza di microbi (batteri e funghi) sui prodotti. È, inoltre, l’ideatore e l’amministratore di microbiologiaitalia.it, un sito di divulgazione scientifica che si occupa di microbiologia e non solo.

INDICE

  • Che cosa le piace di più del suo lavoro?
  • Com’è fatta la sua giornata tipo?
  • Quali esperienze di studio (e non solo) sono risultate più utili per il lavoro che fa?
  • Ci racconta un aspetto critico del suo lavoro?
  • Ha qualche suggerimento per vuole intraprendere il suo percorso professionale?
  • L’azienda in cui lavori si trova in Basilicata…
  • Si sta riferendo alla sua esperienza con il sito microbiologiaitalia.it?
  • SCIENZA IN PRATICA - Che cos’è l’analisi microbiologica?

PER APPROFONDIRE                

  • Scopri dove si studia biologia

Che cosa le piace di più del suo lavoro?

A me piace il fatto che la microbiologia ha a che fare con organismi vivi e sempre diversi. Si tratta di una scienza estremamente dinamica. Quando eseguo una delle mie analisi ottengo talvolta dei risultati diversi e inaspettati. Posso trovare dei microrganismi dove non dovrebbero essere o che si comportano in modo strano. Il mio compito consiste nell’andare a indagare e comprendere che cosa è accaduto. In altre parole, devo capire come e quando si è generata una contaminazione. Ogni volta è un enigma che devo risolvere, ogni volta diverso. Ecco, questo è il principale aspetto che secondo me rende bello il mio lavoro.

Com’è fatta la sua giornata tipo?

Il lunedì vado in laboratorio e la prima cosa che faccio è consultare il programma della settimana. C’è la settimana in cui devo concentrarmi sul flusso di produzione di un particolare prodotto (io lavoro principalmente su vitamine e antibiotici). Oppure c’è quella in cui, per esempio, devo verificare la qualità dell’acqua nei punti di campionamento presenti in azienda. L’acqua è alla base di tutti i processi di produzione ed è fondamentale monitorarla costantemente. In ogni caso, posso dire che trascorro il mio tempo andando a fare campionamenti ambientali in particolari zone dei settori di produzione dell’azienda oppure posso trascorrerlo in laboratorio a compiere le analisi vere e proprie. Poi c’è sempre una fase in cui devo sedermi davanti al computer per elaborare i dati che ho ottenuto.

Quali esperienze di studio (e non solo) sono risultate più utili per il lavoro che fa?

Io all’università ho studiato biologia. Tra le materie presenti nel mio percorso di studi che mi servono di più nel mio lavoro c’è senz’altro la chimica. In laboratorio si preparano spesso delle soluzioni, per esempio, e la conoscenza della chimica è fondamentale per prepararle in modo corretto. Poi, ovviamente, c’è la microbiologia che mi ha fornito le basi teoriche che ho potuto utilizzare e approfondire nel mio specifico campo di applicazione.

Un’altra esperienza formativa che mi ha fornito degli strumenti che si sono rivelati preziosi per il mio lavoro è stata la frequentazione di un corso su un metodo che aveva lo scopo di migliorare l’efficienza di un’azienda andando a ottimizzare i flussi di lavoro. Nello specifico si trattava di un corso sul “metodo Lean”, ideato in Giappone e oggi impiegato in ogni ambito produttivo. Questa esperienza mi ha permesso di acquisire un approccio trasversale e creativo, basato sul pensiero laterale, con il quale riesco ad osservare un problema e a trovare delle soluzioni innovative per poterlo risolvere.

Ci racconta un aspetto critico del suo lavoro?

Il dover sempre risolvere degli enigmi è, come dicevo, l’aspetto più bello del mio lavoro ma, al tempo stesso, può essere anche quello più critico. A volte mi sembra di aver trovato la causa di una contaminazione e, invece, il problema non si risolve e devi indagare ancora, andando più a fondo con una certa fatica. Tra l’altro, le cause delle contaminazioni sono spesso le persone che lavorano in azienda. Un altro aspetto critico è il fatto che i microbi non rispettano le festività e, di conseguenza, nemmeno io. Quando conduco un’analisi microbiologica devo rispettare le esigenze e le tempistiche dei funghi e dei batteri su cui sto lavorando. Se questi, per esempio, hanno bisogno di subire un trattamento in un certo momento, devo necessariamente andare a farlo, e non c’è Natale o Capodanno che tenga.

Ha qualche suggerimento per chi vuole intraprendere il suo percorso professionale?

Ho un suggerimento che vale per qualunque tipo di attività lavorativa: fare esperienza fuori casa. Durante o dopo gli studi, non importa, l’importante è andare a vivere anche solo per un periodo lontano da casa, magari all’estero. Penso che sia fondamentale trovarsi in situazioni in cui si è indipendenti, ci sono inevitabilmente dei problemi e ci si deve mettere in gioco per poterli risolvere. Questo tipo di esperienza permette di essere più pronti ad affrontare il mondo del lavoro.

L’azienda in cui lavori si trova in Basilicata...

Io sono di origini siciliane e ho lavorato in vari posti lungo la penisola. Poi sono finito al Sud per un puro caso e ho deciso di fermarmi. I poli farmaceutici in Italia sono localizzati nell'hinterland di Roma o al Nord. L’azienda in cui lavoro è una delle poche mosche bianche presenti al Sud. Possiamo dire però che è sempre più facile trovare un lavoro in qualsiasi posto, anche da microbiologo, grazie alla  digitalizzazione e all’opportunità dello smart working. In questo modo ci si può avvicinare al proprio luogo di origine. Inoltre, non bisogna per forza “trovare” un lavoro. È possibile anche crearselo. Questo sempre grazie alla digitalizzazione.

Si sta riferendo alla sua esperienza con il sito microbiologiaitalia.it?

In un certo senso sì. Ho creato questo sito con un amico un po’ per gioco. Poi nel tempo il progetto è cresciuto molto ed è diventato un punto di riferimento per la divulgazione della microbiologia in Italia. Gli articoli prima di essere pubblicati devono superare una serie di fasi di verifica. Posso dire di aver traslato su questo portale la procedura di controllo qualità che porto avanti nell’azienda farmaceutica. Al momento è un’attività che io e i collaboratori del sito facciamo soprattutto per passione ma non si può escludere che un giorno possa diventare un vero e proprio lavoro per qualcuno.

SCIENZA IN PRATICA

Che cos’è l’analisi microbiologica?

L’analisi microbiologica si fa per monitorare (e controllare) la presenza di microrganismi. In un’azienda farmaceutica si analizza non solo il prodotto, cioè il farmaco, ma anche l’intero processo di produzione. Si compie quindi la cosiddetta “analisi di monitoraggio” con la quale si vanno a studiare gli ambienti in cui avvengono tutti gli step di produzione, e il monitoraggio del prodotto stesso.

Le ricerche si focalizzano su microrganismi normalmente presenti nell’organismi umano ma che in certe condizioni possono diventare dannosi. In termini tecnici, si dice che possono diventare “patogeni opportunisti”. Il batterio Escherichia coli è uno di questi.

L’obiettivo è rendere sterile tutto il processo ma non sempre è possibile. D’altra parte, non tutti i prodotti farmaceutici devono necessariamente essere sterili, cioè senza la minima traccia di microbi. I farmaci che si iniettano nel corpo umano, come i vaccini, devono assolutamente esserlo, mentre quelli che vengono assunti per via orale, come le vitamine o gli altri integratori, possono non esserlo del tutto. Questo perché una volta ingeriti, raggiungono lo stomaco che si comporta come una sorta di barriera dal momento che al suo interno gli eventuali microbi tendono a degradarsi. Ma ovviamente non devono essere troppi. Bisogna controllare che siano al di sotto di una certa soglia di sicurezza. Se si verifica che la carica batterica di un prodotto farmaceutico è superiore a quella soglia, bisogna andare a individuare lo step del processo produttivo in cui si è verificato il problema di contaminazione in modo da poter intervenire e risolverlo.

Il ruolo del microbiologo non è solo quello di ripetere sempre le stesse analisi ma anche quello di creare dei nuovi metodi analitici da applicare sui prodotti che l’azienda decide di introdurre sul mercato. Ogni nuovo farmaco ha le sue caratteristiche chimiche, fisiche e produttive. In base a queste bisogna mettere a punto un adeguato protocollo di analisi microbiologica.

Per creare dei nuovi metodi analitici ci si riferisce alla farmacopea, una sorta di “bibbia” per il microbiologo perché contiene tutte le procedure e le informazioni che deve considerare. Bisogna stare attenti perché esiste la farmacopea europea, quella americana, quella giapponese, ecc. A seconda del tipo di prodotto e di mercato occorre considerare quella corretta.

Un altro aspetto fondamentale da considerare è il budget. Il metodo di analisi che si sta mettendo a punto deve prevedere l’impiego di reagenti e strumenti il cui costo deve essere sotto controllo. E, infine, il nuovo metodo deve seguire una rigorosa procedura di validazione per essere sicuri che funzioni correttamente. Chi si occupa di analisi microbiologica industriale deve sempre ingegnarsi per mettere insieme tutte le esigenze.