Interviste e percorsi

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Dai tuoi interessi al mondo del lavoro

Aiutare le persone a stare bene sul posto di lavoro

Intervista a Sarah Chreyha, psicologa, formatrice e consulente aziendale

Sarah Chreyha è psicologa libera professionista. Da molti anni offre consulenze a diverse realtà aziendali in tutta Italia, come formatrice. «Passiamo moltissimo tempo sul luogo di lavoro: il nostro benessere passa anche per un ambiente di lavoro dove ci si sente apprezzati per quello che si è e si riesce a potenziare le proprie competenze. Per me aiutare le persone a stare bene sul posto di lavoro è una sfida molto interessante, che porta a risultati tangibili».

INDICE

  • Che cosa trova più esaltante del suo lavoro?
  • Ci spiega che cosa fa una psicologa formatrice?
  • Tra le esperienze che ha maturato, quali sono le più utili per il suo lavoro?
  • Come si arriva a fare il suo lavoro?
  • Come si passa dagli studi al lavoro?
  • Perché ha scelto questo lavoro?
  • Che cosa è bene sapere se si vuole fare il suo lavoro?
  • CONCETTI IN PRATICA - Team building e progetti online

PER APPROFONDIRE

  • I numeri della professione: psicologia
  • Leggi anche: Psicologia e psicoterapia: aiutare bambine e bambini, Intervista a Luana Fusaro, psicologa e psicoterapeuta clinica che si occupa di neuropsichiatria infantile

Che cosa trova più esaltante del suo lavoro?

L’aspetto più esaltante del mio lavoro è sicuramente la non ripetitività: non faccio mai le stesse attività, ma ogni gruppo che prendo in carico è un nuovo mondo, con le sue dinamiche da esplorare e studiare. Un’altra cosa che mi soddisfa sempre molto è che faccio un lavoro i cui risultati sono effettivamente tangibili. Vedo che con il tempo si modificano le dinamiche che non funzionano in un team… sapere che dal tuo contributo qualcun altro ne trae beneficio. Non da ultimo, l’aspetto ludico. Nel mio lavoro gioco moltissimo con le persone con cui interagisco, ed è attraverso questi momenti che si strutturano i percorsi di formazione più interessanti. Ho sempre pensato che giocare migliora la vita professionale e, quindi quella personale, la mia compresa!

Ci spiega che cosa fa una psicologa formatrice?

Nella pratica il mio lavoro è  sviluppare progetti formativi volti a migliorare la qualità di vita delle organizzazioni che mi interpellano. Ho studiato per questo: ci sono attività e tecniche precise per potenziare le competenze di ogni singolo lavoratore e per contribuire a migliorare la qualità della vita professionale dell’azienda nel suo insieme. Lo scopo del mio lavoro è sostanzialmente quello di fornire gli elementi e gli strumenti affinché l’azienda raggiunga obiettivi via via sempre più importanti preservando la salute dei propri dipendenti, garantendo quindi un’ambiente positivo. Dal lato pratico significa incontrare la dirigenza, capire quali sono i problemi e gli obiettivi, e i dipendenti convolti per studiare il loro “ecosistema” e le difficoltà che si trovano ad affrontare. Poi tornare a casa e strutturare un percorso specifico per le esigenze di tutti e iniziare insieme il cammino, incontro dopo incontro.

Tra le esperienze che ha maturato, quali sono le più utili per il suo lavoro?

Sicuramente ogni tipo di esperienza che ho fatto nella vita – e sono state tante, anche al di fuori del lavoro da psicologa - che mi abbia messo a lavorare a stretto contatto con le persone è stata utile in quanto mi ha consentito di allenare la mia flessibilità cognitiva e di potenziare le mie capacità comunicative ed empatiche. Nel concreto poi credo che l’aver lavorato per anni con bambini e ragazzi e con le loro famiglie – per esempio come babysitter e come educatrice creando percorsi di potenziamento didattico, ma anche come psicologa nelle scuole - mi abbia dato una predisposizione che oggi posso dire fa la sua differenza nel mio modo di lavorare. I principi educativi che si devono applicare con gli adulti traggono le loro origini nei principi educativi che si usano con i bambini.  Il gioco in particolare, è il fondamento dei percorsi formativi che si vanno a strutturare anche nelle imprese.

Come si arriva a fare il suo lavoro?

Io ho iniziato a pensare che avrei voluto fare la psicologa già alle scuole medie, e infatti scelsi il Liceo socio-psicopedagogico. Amavo avere a che fare con l’età evolutiva, e con la formazione, anche se all’epoca non avrei potuto immaginare che avrei declinato la professione anche come formatrice aziendale. Per fare il mio lavoro è necessaria la laurea in Psicologia e la conseguente iscrizione all’albo degli psicologi nazionali, che richiede il superamento dell’esame di stato. Io ho conseguito prima una laurea triennale in psicologia presso l’Università di Padova, e successivamente una laurea magistrale in Psicologia, ma non in psicologia del lavoro, ma con indirizzo psicologia dello sviluppo. La psicologia è infatti un campo oggi molto vasto, e per lavorare nel settore della formazione aziendale puoi partire direttamente dal laurearti in psicologia del lavoro e quindi già essere inserito nella realtà delle aziende attraverso i vari tirocini, oppure, come ho fatto io, specializzandoti successivamente. Se tornassi indietro rifarei il mio corso di laurea. La psicologia dello sviluppo e dell’educazione mi ha permesso di apprendere i principi educativi che applico nella formazione aziendale, a cui ho affiancato corsi di formazione specifici. Una volta terminata la laurea magistrale è obbligatorio fare un lungo tirocinio che può far accedere all’esame di stato. Superato quello sono diventata psicologa. Lì però inizia il bello…

Come si passa dagli studi al lavoro?

Per tramutarsi in un lavoro, la laurea in psicologia richiede voglia di specializzarsi – io l’ho fatto con molti corsi di formazione e con un master in Psicodiagnostica – e determinazione, voglia di esplorare quale settore professionale può fare al caso nostro. Ho studiato tanto il mondo delle tecniche per il benessere, che applico quotidianamente, e che mi ha tanto appassionata che ho elaborato un mio manuale, un percorso in tre tappe per ritrovare lo stato di benessere.

Spesso le strade più interessanti sono le più impensate! Ho voluto da subito essere una libera professionista proprio per voler esplorare il più possibile. “Esplorare” è la mia parola d’ordine, che uso anche con mio figlio! Oggi oltre all’attività di formazione aziendale seguo anche dei pazienti in studio. Ho lavorato a vari progetti con le scuole, ho collaborato con i tribunali in cause che coinvolgevano dei minori. La formazione in questo tipo di lavoro deve essere un aggiornamento continuo, ma non solo perché è previsto dalla legge (una volta che sei iscritto all’albo devi sostenere un certo numero di crediti formativi obbligatori annui) ma anche e soprattutto per fornire strumenti concreti e calati sulla realtà odierna. Quello che poteva essere utile alle aziende qualche anno fa oggi magari non ha più una rilevanza così attuale. L’aggiornamento tramite corsi di formazione ti consente di migliorarti e conoscere realmente quello che può servire oggi ad un’impresa e ai suoi dipendenti per lavorare bene e meglio.

Perché ha scelto questo lavoro?

Si dice spesso che chi sceglie di studiare psicologia lo fa perché vuol capire meglio se stesso. Io penso che questo sicuramente sia uno dei motivo principali che spinge ad interessarsi alla psicologia, il lavoro è un’altra cosa dal momento formativo. Io ho scelto questo lavoro e, continuo a sceglierlo ogni giorno, perché sono curiosa e appassionata della realtà umana. Perché credo che ognuno messo nelle giuste condizioni possa esprimere il suo massimo potenziale e quindi credo che si possa realmente contribuire a migliorare la qualità di vita delle persone. Non è un lavoro “facile”, ma una professione che appassiona davvero.

Per concludere, che cosa è bene sapere se si vuole fare il suo lavoro?

La prima cosa da sapere è che lo psicologo ha a che fare con la salute e la cura delle persone, e per questo richiede impegno, passione e continuo e serio aggiornamento. Svolgiamo un servizio. Non è un hobby e non ci si improvvisa, si rischia in tal caso di fare dei danni enormi senza rendersene conto. In secondo luogo, come già accennavo, è importante avere tanta determinazione, specie all’inizio, non essere timidi di proporsi ad aziende, associazioni e via dicendo. Bisogna formarsi ed essere sempre umili, ma non tentennanti: non avere paura insomma di rompere il ghiaccio!

Infine, di fondo deve essere presente una grande voglia di esplorare i vari aspetti della professione prima di decidere di intraprendere con decisione una strada specifica. La fretta è sempre una cattiva consigliera e in questo il tirocinio e la formazione continua aiutano a farci un’idea già subito dopo la laurea. Consiglio di prendersi il tempo per conoscere sempre meglio se stessi: non tutti trovano entusiasmante la relazione uno a uno con il paziente, ma preferiscono la gestione di gruppi. Oggi le prospettive di applicazione delle tecniche psicologiche sono tante, e molte realtà hanno sempre più bisogno di una figura come la nostra.

CONCETTI IN PRATICA

Team building e progetti online

Un progetto interessante a cui ho lavoro non tanto tempo fa è stata l’organizzazione di un maxi team building che ha visto il coinvolgimento di più di 80 manager di una grande casa farmaceutica. È forse la sfida più interessante a cui ho lavorato finora perché ha previsto il coinvolgimento di figure diverse tra cui un’ingegnera programmatrice di robot. In questo team building l’obiettivo era creare diversi momenti di confronto e scambio dialogico costruttivo che portasse ad allineare i team verso obiettivi comuni e condivisi. Chiaramente come in ogni percorso formativo che si rispetti, l’attività “ludica- formativa” aveva come obiettivo portare i partecipanti a lavorare e a collaborare al di fuori della propria comfort zone. Troppo facile altrimenti! Nel momento finale di riflessione comune abbiamo tradotto quanto capito nella loro pratica quotidiana affinché potessero continuare ad applicare queste tecniche anche autonomamente.

Un altro progetto interessante è stato quello che ho proposto a un corpo docente di un istituto professionale italiano, che ha avuto la caratteristica di essere stato svolto completamente online. Il risultato non era affatto scontato, trattandosi di giovani e soprattutto considerando che il vedersi in faccia e la comunicazione non verbale sono fondamentali nelle mie attività. Ma abbiamo trovato un modo: lavorando sul potenziamento delle skill comunicative dei docenti  mettendoli a costruire dei video per Tik-Tok!