Interviste e percorsi

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Dai tuoi interessi al mondo del lavoro

Tutelare chi subisce reati

Intervista a Elisabetta Aldrovandi, avvocata e scrittrice, impegnata per la tutela di vittime di reati violenti

Immagine di copertina per gentile concessione di Elisabetta Aldrovandi

Mettersi al servizio di chi ha subìto soprusi o violenze come missione della propria vita, non solo professionale: Elisabetta Aldrovandi, da sempre avversa alle ingiustizie, ha costruito la sua carriera dall’inizio di questo secolo, a partire dall’iscrizione come avvocata presso il Foro di Modena nel 2000. Con un obiettivo primario: la tutela delle vittime di reato. Alla fine del 2021 ha pubblicato il suo romanzo d’esordio, Castigata, la si vede spesso in tv come esperta su fatti di cronaca e scrive su diversi giornali e periodici nazionali.

INDICE

  • In che cosa consiste oggi il suo lavoro e quali passaggi ha seguito per arrivarci?
  • Quali elementi hanno indirizzato le sue scelte, come studentessa prima e come avvocata poi?
  • Quali sono gli aspetti che più apprezza del suo lavoro?
  • Quali capacità ritiene necessarie, oltre alle conoscenze legate allo studio?
  • Che cosa ha appreso, nella pratica da avvocata, che lo studio non le aveva permesso di conoscere?
  • Come considera la specializzazione in ambito giuridico?
  • Che cosa è bene sapere se si vuole fare il suo lavoro?
  • CONCETTI IN PRATICA - Quali sono le caratteristiche distintive della criminologia?

PER APPROFONDIRE

  • Scopri dove si studia diritto

In che cosa consiste oggi il suo lavoro e quali passaggi ha seguito per arrivarci?

Anzitutto, professionalmente mi occupo in via prevalente di diritto di famiglia, di responsabilità medica e di successioni. Dal 2007 ho iniziato a interessarmi della tutela delle vittime di reati violenti. A partire dall’esperienza maturata in questo ambito sono stata una delle fondatrici dell’Osservatorio Nazionale Sostegno Vittime, e dal 2019 sono docente di criminologia e vittimologia presso la facoltà triennale Limec-SSML, Scuola Superiore per Mediatori Linguistici di Milano. Inoltre sono Garante regionale per la tutela delle vittime di reato per la Lombardia, partecipo alle audizioni in Commissione Giustizia di Camera e Senato in merito ai disegni di legge riguardanti reati contro la persona, non solo in ambito familiare. La responsabilità che sento con questi incarichi è quella di potere sollecitare le istituzioni, proponendo modifiche legislative capaci di tutelare adeguatamente le vittime di reato.

Quali elementi hanno indirizzato le sue scelte, come studentessa prima e come avvocata poi?

Sento da sempre, fisiologicamente, il bisogno di risolvere i problemi, di mettere a posto le cose. Può anche accadere che questo non sia possibile (così come capita di perdere una causa che si considerava vinta) ma, nonostante questo aspetto sia a volte disincentivante, credo che il desiderio di porre rimedio a un torto subìto sia stato l’elemento determinante per le mie scelte. Sostenere le vittime di reati violenti e portare avanti in sede istituzionale battaglie importanti per migliorare quantitativamente e quantitativamente la loro tutela è una missione irrinunciabile, alla quale dedico tempo e risorse, e in cui credo fermamente.

Quali sono gli aspetti che più apprezza del suo lavoro?

L’elemento più esaltante della mia professione è l’assenza di abitudinarietà. Diversamente da ciò che si può ritenere, per chi svolge più attività contemporaneamente la cosiddetta “giornata tipo” non esiste. Alcuni giorni li dedico all’attività di avvocato propriamente detta, in altri lavoro come docente o mi occupo di attività istituzionali. La noia, che potrebbe spaventare chi teme di trascorrere la vita facendo sempre le stesse cose, è una condizione che nella mia realtà – al momento – non esiste.

Quali capacità ritiene necessarie, oltre alle conoscenze legate allo studio?

Soprattutto nel mio ambito professionale, che è quello civilista, penso sia importante sapere scrivere bene. Non basta avere una solida competenza tecnica, ma occorre essere dotati di una buona dialettica ed essere in grado di esprimersi in una forma che sia sempre adeguata alle circostanze. Soprattutto, è indispensabile essere malleabili, adeguarsi all’interlocutore in modo tale da risultare sempre il più possibile comprensibili. Fare sfoggio di un linguaggio forbito laddove non serve o, al contrario, usare termini “volgari” in contesti formali non aiuta a farsi comprendere, ma esattamente il contrario. Le persone sono attratte da chi riesce a farsi capire in modo fluido e lineare, più che dal ricorso stucchevole a paroloni spesso inutili. A volte, peraltro, si tende a scrivere come si parla, e se ci si esprime male è ovvio che anche nel linguaggio scritto si commetteranno strafalcioni. Quando esamino i curriculum vitae, per esempio, sono molto selettiva, tanto che se già nell’email accompagnatoria individuo degli errori non apro neppure l’allegato. La forma è sostanza, e in questo mestiere bisogna saper curare ogni particolare.

Che cosa ha appreso, nella pratica da avvocata, che lo studio non le aveva permesso di conoscere?

Sul campo si impara di tutto. Ricordo ancora il primo giorno di pratica forense: i compiti che mi erano stati assegnati erano così diversi da ciò che avevo studiato fino a quel momento che mi sarei messa a piangere dalla disperazione. Gli anni di studio mi hanno dato tanto, ma ovviamente non hanno potuto fornirmi le nozioni che si possono apprendere soltanto sul campo. È importante, per gli studenti, comprendere che la gavetta rappresenta una fase importante nel percorso di crescita, così come il sapersi mettere a disposizione di chi deve insegnare il mestiere.

Come considera la specializzazione in ambito giuridico?

La ritengo assolutamente necessaria. La figura dell’avvocato di paese è ormai superata, fa parte di una vecchia mentalità. Oggi serve l’iper-specializzazione, perché, rispetto ad alcuni decenni fa, viviamo il grave problema della mancanza di efficienza della macchina della giustizia: una maggiore preparazione giuridica specifica potrebbe migliorare la situazione. Spesso, come avvocati, ci troviamo costretti a dovere giustificare di fronte ai clienti le inefficienze della macchina giudiziaria, tanto da trasformarci in una sorta di “front office” tra l’assistito e la giustizia, ponendo di fatto delle ombre sul nostro stesso operato. Questo fa sì che, purtroppo, a volte l’avvocato non viene visto come una figura in grado di aiutare a risolvere un problema, ma come un “nemico” che specula sui problemi delle persone. 

Che cosa è bene sapere se si vuole fare il suo lavoro? 

Ho frequentato l’università ai tempi dell’inchiesta “Mani pulite” e mi ero fatta un’idea delle arringhe e della giustizia che non corrispondeva alla realtà. I processi raramente si svolgono come li vediamo in televisione o al cinema. Ed è fondamentale anche chiarire che la verità processuale non coincide sempre con la verità reale, poiché in tribunale vale soltanto ciò che si può dimostrare sia effettivamente accaduto. Questo ha rappresentato per me una piccola delusione, che ha in parte placato il mio entusiasmo iniziale e ha anche ridefinito il mio senso di giustizia. Occorre infatti comprendere che spesso risulta molto complicato stabilire quali vicende siano accadute in maniera plausibile e certa, in modo da creare un assoluto e pieno convincimento nel giudice.

CONCETTI IN PRATICA

Quali sono le caratteristiche distintive della criminologia?

La criminologia è una disciplina, una scienza, che studia nel complesso un comportamento criminale, indagandone e approfondendone i più disparati aspetti. Oltre a individuare e studiare i fatti che costituiscono reato, si approfondiscono gli aspetti della figura dell’autore del reato: non solo la sua personalità, ma anche tutti i fattori biologici, storici, ambientali, sociologici e relazionali che possono avere avuto un effetto sul comportamento criminale stesso. Insomma, si tratta di un percorso complesso e delicato in cui districarsi richiede estrema professionalità, con il coinvolgimento di esperti di psicologia criminale, di investigazione, di criminologia clinica e di epidemiologia dei comportamenti criminosi.