Interviste e percorsi

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Dai tuoi interessi al mondo del lavoro

I numeri delle professioni: ricerca e industria farmaceutica

Quante aziende farmaceutica ci sono in Italia e quante persone lavorano in questo settore

La farmaceutica è oggi il settore in cui le aziende investono maggiormente in ricerca e sviluppo: nel mondo, tra il 2021 e il 2026 si stimano 1300 miliardi di euro di investimenti in tal senso, per l’80% destinati a un network di open innovation (l’utilizzo di idee e risorse sia interne sia esterne all’azienda per fare innovazione) costituito da soggetti diversi: imprese, enti pubblici, start up, parchi scientifici, centri clinici (dati del rapporto 2022 del Centro Studi di Farmindustria).

La dimensione del mercato farmaceutico in Italia

Nei primi quattro mesi del 2022 la produzione farmaceutica è cresciuta dell’8%, spinta dall’esportazione. In Italia la produzione farmaceutica è la più sostanziosa d’Europa: 34,3 miliardi di euro nel 2021, superando anche i 32,3 della Germania. Ogni anno vengono investiti 1,7 miliardi di euro solo in ricerca e sviluppo dalle aziende farmaceutiche (più altri 1,4 miliardi per gli impianti di produzione): un aumento del 14% dal 2016 al 2021. Sono investimenti più elevati rispetto a Spagna, Danimarca e Svezia, anche se siamo ancora lontani dalle cifre di Germania, Svizzera, Regno Unito, Belgio e Francia: rispettivamente 7,8 miliardi, 7,3 miliardi 5,6 miliardi, 4,9 miliardi e 4,4 miliardi di euro. Nella ricerca clinica, fase fondamentale per l’accesso alle terapie, ogni anno in Italia le imprese investono oltre 700 milioni di euro, spesso nelle strutture del sistema sanitario nazionale. In Italia la vendita di farmaci generici ha la fetta più grossa del mercato: il 67% delle vendinte nel 2020. Germania, Francia e Regno Unito si assestano rispettivamente al 19%, 23% e 28%.

L’aspetto interessante del settore è che le aziende farmaceutiche operano tanto al nord quanto al centro e al sud del paese, tranne Basilicata, Calabria e Sardegna, come emerge dalla mappa interattiva creata da Farmindustria.

Industria farmaceutica - Zanichelli - Cristina Da Rold
Infogram

Quante persone lavorano nel settore farmaceutico

Nel 2021 lavorano nel farmaceutico italiano 67 mila persone (+9% rispetto al 2016) per il 90% in possesso di in diploma di laurea o di scuola superiore, portandoci al quarto posto in Europa per occupazione nel settore. Negli ultimi 5 anni è stato registrato un +13% di donne impiegate e con meno di 35 anni, l’80% delle quali ha un contratto a tempo indeterminato. Le donne rappresentano il 43% del personale (contro il 29% degli altri settori manifatturieri), molte con ruoli importanti, come mostra la leadership per la quota di donne dirigenti e quadri (il 43% tra quadri e dirigenti è donna, il 55% fra gli under 35), e pari a quella che hanno sul totale dell’occupazione. Nella ricerca, inoltre, le donne rappresentano il 51% del personale addetto.

Gli investimenti in ricerca e sviluppo e le persone che ci lavorano sono cruciali per lo sviluppo del mercato farmaceutico. Nel complesso, in Europa dal 2000 al 2021 siamo passati da 556 mila persone impiegate nel settore a 840 mila; se consideriamo l’ambito ricerca e sviluppo (R&D) siamo passati da 88 mila a 125 mila persone. Il documento di riferimento è il rapporto annuale di EFPIA (European Federation of Pharmaceutical Industries and Associations). La crescita del mercato è costante, sia in termini di produzione sia di spesa per ricerca e sviluppo, che nel numero di persone che vi lavorano.

Quanto costa produrre nuovi farmaci

Il costo della ricerca e dello sviluppo di una nuova molecola è stata stimata intorno ai 1926 milioni di euro. Questo anche perché in media, solo una o due ogni 10 000 sostanze sintetizzate nei laboratori supererano con successo tutte le fasi di sviluppo necessarie per diventare un medicinale commerciabile. Nel 2021 sono stati autorizzati nel mondo 84 nuovi farmaci. Nel momento in cui un medicinale raggiunge il mercato, sono trascorsi in media 12-13 anni dalla prima sintesi del suo principio attivo. Questo dato, il più alto degli ultimi 10 anni (55 all’anno in media), e gli oltre 18 mila prodotti allo studio (parte dei quali diventeranno terapie) rendono sempre più concreta la speranza di cura delle malattie e la medicina sempre più personalizzata.

Identikig delle imprese farmaceutiche italiane

Infine, qual è l’identikit delle imprese farmaceutiche italiane? Sempre il documento di Farmindustria mostra che l’industria farmaceutica italiana presenta una composizione molto particolare in Europa: anzitutto siamo primi in Europa per presenza di imprese farmaceutiche di dimensione piccola e media (PMI, piccola e media impresa). Inoltre, le aziende a capitale italiano sono una grossa fetta, il 42% del totale. L’Italia è però ai primi posti tra i grandi Paesi europei per presenza di imprese a capitale statunitense, tedesco, francese, svizzero e giapponese. Le vendite estere sono sostanzialmente triplicate negli ultimi 15 anni, passando dai 3,1 miliardi del 2007 ai 9,2 miliardi di euro del 2021 senza delocalizzazione.

Università e ingresso nel mondo del lavoro farmaceutico

Stando ai dati Almalaurea, il numero di laureate e laureati in farmacia in Italia è in calo negli ultimi anni, dopo una crescita costante dal 2008 al 2016. Dal 2017 al 2020 si contano 19 468 persone che hanno conseguito la laurea triennale professionalizzante, 1176 ragazzi e 3535 ragazze che hanno ultimato la laurea magistrale a ciclo unico.

A un anno e a 5 anni dal titolo lavorano il 63% e l’83%. Fra chi lavora, il 65% è assunto in una farmacia, un altro 17% in aziende e il 10% nel settore sanitario.

Le aziende farmaceutiche attirano anche le persone che hanno conseguito un dottorato. Stando a un’altra rilevazione di Almalaurea, condotta nel 2021 fra 1186 persone con un dottorato nell’ambito delle scienze della vita, l’11% intendeva cercare un lavoro in Italia ma in una realtà privata, e un altro 4,8% dichiarava di voler fare lo stesso ma all’estero. Nel complesso, nel 2021, a un anno dal conseguimento del titolo di dottorato, il 26% di dottori e dottoresse in scienze della vita lavora nel privato e il 72% nel pubblico, ed erano così distrubiti:

  • il 6% è impiegato in industria;
  • il 50% in istruzione e ricerca;
  • il 33% in sanità.

Tra chi fa ricerca:

  • il 66% lavora in università;
  • il 21% in un istituto di ricerca;
  • il 10% in azienda.

Non è possibile avere il dato disaggregato per tipo di curriculum di dottorato. Solo 7 persone dottorate in scienze della vita su 10 considerano il dottorato molto importante per il lavoro effettivamente svolto, e nel 40% dei casi il titolo non era richiesto dal datore di lavoro.