Interviste e percorsi

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Dai tuoi interessi al mondo del lavoro

La finanza è anche una questione personale

Intervista ad Annamaria Lusardi, professoressa di economia all’Università di Washington e ambasciatrice della cultura finanziaria

Immagine di copertina per gentile concessione di Annamaria Lusardi

La finanza non dev’essere un tabù, bensì un argomento da sviluppare e discutere anche nel quotidiano. È partito da Piacenza il cammino di Annamaria Lusardi, attualmente professoressa di economia e contabilità alla George Washington University, negli Stati Uniti. L’economia è stata sempre presente nella sua vita, e la passione è maturata durante gli studi alla Bocconi di Milano, poi all’università di Princeton per il dottorato di ricerca. Nel suo lavoro coesistono tre incarichi differenti: oltre a quello accademico, è fondatrice e direttrice di un centro di ricerca dedicato all’educazione finanziaria (il Global Financial Literacy Excellence Center) e – in Italia – è direttrice del Comitato per la programmazione e il coordinamento delle attività di educazione finanziaria, creato dal Ministero dell’economia e delle finanza, di concerto con i ministeri dell'istruzione, dell'università e della ricerca e  dello sviluppo economico.

INDICE

  • Lei si dichiara sempre molto entusiasta del suo lavoro: ci sono aspetti della sua professione che le piacciono particolarmente?
  • Come possiamo immaginarla, quotidianamente, al lavoro?
  • Quali esperienze hanno contribuito di più a condurla dove è ora?
  • Quali capacità, professionali e non, occorre possedere per riuscire ad affermarsi?
  • Come spiega questa sua passione per la finanza e per l’economia?
  • Cosa ha imparato sul campo, svolgendo l’attività di insegnamento?
  • Oltre alle tante ore lavorate, cosa occorre per realizzare un percorso come il suo?
  • Quali sono i princìpi della finanza personale?
  • LE PROFESSIONI

Lei si dichiara sempre molto entusiasta del suo lavoro: ci sono aspetti della sua professione che le piacciono particolarmente?

Ce ne sono davvero tanti. Amo fare ricerca perché, attraverso l’analisi di dati e informazioni, posso avere un impatto, contribuire a qualcosa di importante, sia dal punto di vista professionale sia sociale. La ricerca in ambito economico-finanziario, che ha effetti diretti sul comportamento e sulla vita delle persone, mi ha permesso di comprendere quanto la conoscenza finanziaria media sia bassa, e soprattutto mi ha fatto capire quanto sia decisivo provare ad aumentarla. Mi piace l’insegnamento perché posso interagire con gli studenti, dando loro strumenti utili per interpretare il mondo che li circonda. Dal 2013 ho anche istituito un nuovo corso di finanza personale: mentre la macroeconomia ci permette di capire gli aspetti economici globali, la finanza personale ci insegna come gestire le nostre finanze, tenendo conto della struttura dei mercati. Un altro aspetto che ritengo di grande valore è la possibilità di fornire ai policy makers dei dati e dei risultati in grado di influire sul loro lavoro, che possano aiutarli a prendere decisioni importanti in maniera corretta e consapevole.

Come possiamo immaginarla, quotidianamente, al lavoro?

Le mie settimane sono piuttosto piene e fitte di impegni, visti i tre cappelli professionali che alterno nel corso della giornata. La mattina, di solito, è prevalentemente dedicata al lavoro per l’Italia, per via del fuso orario. Poi all’università seguo riunioni per i progetti in corso, svolgo attività di ricerca, preparo documenti e leggo report e paper accademici. In questo semestre sono anche in classe per tre corsi: insegno agli studenti (nei corsi di laurea di base e nei corsi di Master) e svolgo tutte le attività didattiche collegate.
Una parte importante della mia giornata è dedicata alla gestione delle relazioni, attraverso l’utilizzo della posta elettronica e la condivisione delle attività con i co-autori delle ricerche e dei progetti che sto seguendo. Condividere e confrontarsi con gli altri è davvero importante per ciò che faccio, perciò dedico tempo quotidianamente a questo genere di attività.

Dall’esordio della pandemia le conferenze in presenza sono diminuite in numero, quindi viaggio meno che in passato. Questa evoluzione, a mio avviso, ha avuto l’effetto di aggiustare il tiro: pur essendo utile instaurare dei rapporti personali, sacrificare molto tempo per viaggiare può essere controproducente. Fino a qualche anno fa non c’era alternativa alla presenza fisica a una conferenza, mentre oggi la tecnologia ci ha offerto altre opzioni. Non è certo la stessa cosa, perché interagire personalmente è più efficace, ma anche i costi possono essere ridotti di molto.

Quali esperienze hanno contribuito di più a condurla dove è ora?

Ci sono stati vari fattori che mi hanno portato a svolgere l’attività che faccio oggi. Anzitutto, ho avuto bravi maestri in tutto il mio percorso, a partire dalle elementari, tanto che per esempio ricordo ancora molto bene la mia maestra. Credo che la scuola abbia un ruolo significativo, non solo nei gradi più avanzati ma lungo tutto il percorso. All’università, poi, ho avuto l’onore di avere come mio coordinatore Mario Monti, una persona straordinaria e ispiratore per la mia carriera. Di certo una figura che lascia il segno, come è accaduto anche nel caso del premio Nobel Angus Deaton, mio advisor ai tempi di Princeton.

Sono stata fortunata a lavorare e a ricevere insegnamenti da persone di grande spessore. Il mio modo di pensare ne è stato condizionato, perché ho lavorato in prima persona con chi ha inventato le teorie che ho studiato: tutta un’altra cosa rispetto al sentirsela raccontare da altri. Insomma, penso che il vero valore aggiunto delle mie esperienze di formazione siano stati proprio i mentori con cui ho interagito e condiviso molte attività.

Quali capacità, professionali e non, occorre possedere per riuscire ad affermarsi?

Serve scegliere il proprio percorso, fare qualcosa in cui si crede, che interessa profondamente. Insomma: la passione, ciò che dà la forza di impegnarsi a fondo. Ritengo sia importante anche il background, non solo per quanto riguarda il percorso formativo ma anche dal punto di vista umano e valoriale. Per questo devo molto alla mia famiglia, perché mi ha trasmesso valori basilari quali l’impegno e la serietà nel lavoro e non posso pensare alla mia vita senza ricordare il sostegno ricevuto dalle mie sorelle, che mi hanno dato modo di lavorare all’estero, di concentrarmi sulla mia carriera e di renderla possibile.

Come spiega questa sua passione per la finanza e per l’economia?

Sono poche le donne in Italia che come me si occupano di economia e finanza. Ma a casa mia era abitudine, persino in cucina o a tavola, parlare di soldi e di finanza. Ho notato questo tipo di esperienza anche nel passato di molti altri esponenti di spicco della finanza, quindi, come dicevo prima, credo che conti molto la scuola ma anche la famiglia, specialmente se affronta quotidianamente, e senza tabù, argomenti come quelli finanziari. Per capire il mondo intorno a noi occorre comprendere l’economia e sapere i concetti base della finanza personale, che è diventata importante per ognuno di noi, per esempio perché dobbiamo occuparci della nostra pensione. Se si sbagliano decisioni finanziarie si rischia di condizionare in peggio l’intera vita.

Cosa ha imparato sul campo, svolgendo l’attività di insegnamento?

Ho imparato che c’è sempre tanto di nuovo da conoscere e apprendere: ho avuto l’opportunità di rapportarmi con studenti veramente bravi, lavorando in uno degli otto college “dell’edera”, a Dartmouth, una realtà piccola che mi ha dato molte opportunità e mi ha preparato per l’attuale esperienza alla George Washington University. Non si impara solo dai professori senior, ma anche dai giovani, da persone meno esperte di noi che hanno talento e inventiva. Lì ho compreso quanto occorra essere capaci di adattarsi, facendo fronte a situazioni impreviste con poco tempo a disposizione e la necessità di trovare soluzioni efficaci. E ancora, le tantissime ore passate al lavoro hanno sicuramente avuto un effetto formativo, perché mi hanno permesso di interessarmi e di conoscere argomenti che nel corso della mia carriera lavorativa si sono poi dimostrati molto utili.

Oltre alle tante ore lavorate, cosa occorre per realizzare un percorso come il suo?

In particolare nella ricerca, credo occorra persistenza: chiudere gli occhi davanti alle difficoltà e pensare di poterle superare senza abbattersi. Magari molti pensano che il mio percorso sia stato semplice, invece non è così. Per esempio, sono stati rifiutati più volte i miei lavori che avrei voluto pubblicare, non sono riuscita a concludere progetti e mi sono trovata più volte nelle condizioni di dovere ricominciare da capo. Insomma, il mio percorso ha comportato fatica e impegno. È importante sapere che è la persistenza che porta al successo e ai risultati: lo ricordo spesso ai miei collaboratori, facendo loro notare che si può anche cadere, anzi si cade spesso, ma soltanto così si impara ad andare oltre gli ostacoli. Ho avuto il coraggio di intraprendere questa sfida, pur sapendo di entrare in un settore molto competitivo: di questo non ho mai avuto paura perché avevo frequentato scuole di eccellenza che, oltre a formarmi, mi hanno trasmesso sicurezza e determinazione. Occorre usare bene i propri talenti, e credo che soprattutto le donne dovrebbero fare proprio questo messaggio.

Quali sono i princìpi della finanza personale?

Con financial literacy si intende un insieme di conoscenze utili per gestire al meglio la propria vita finanziaria. Il punto di partenza è che per potere prendere decisioni e consapevoli servono competenze di base sui principi fondamentali dell’economia e della finanza. Contrariamente alla finanza d’impresa, la finanza personale riguarda i nostri soldi, quelli che otteniamo lavorando e che dobbiamo cercare di investire al meglio. Anche in questo ambito esistono concetti scientifici che è utile sapere per compiere le scelte giuste. Il rigore nelle scelte finanziarie è importante anche quando si guarda a un piccolo patrimonio personale, non soltanto quando si investono grandi somme di denaro. E non si tratta solo di investimenti in borsa, ma anche di aspetti come la scelta del conto bancario, la decisione su quanto risparmiare, come proteggere la propria ricchezza, come gestire il passaggio dei valori alle prossime generazioni, quanto investire nella propria educazione.

LE PROFESSIONI

Chi opera nell’ambito della ricerca e dell’educazione finanziaria a livello internazionale collabora con altri docenti universitari e persone che fanno ricerca in vario ambito; inoltre, si interfaccia con vari policy maker e, in particolare, con personale bancario, del mondo dell’imprenditoria e della Commissione europea.