Interviste e percorsi

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Dai tuoi interessi al mondo del lavoro

Scoprire e creare connessioni tra persone e territori

Intervista a Margherita Cisani, geografa professionista e ricercatrice

Margherita Cisani, laureata in geografia nei corsi di laurea triennale e magistrale, dopo varie esperienze da libera professionista fra l’Italia e gli Stati Uniti, oggi lavora come ricercatrice all’Università di Padova: «Costruire carte, raccogliere dati, analizzare le dinamiche antropiche di un territorio, e molto altro: la geografia sembra da fuori una disciplina marginale, mentre ha un potenziale di applicazioni vastissimo perché lavora più di altre discipline sulla necessità di creare connessioni per tenere insieme diversi aspetti della realtà: economici, ambientali, storici, antropologici e politici».

INDICE

  • Che cosa trova più esaltante del suo lavoro?
  • Ci spiega che cosa fa di preciso?
  • Come si svolge una sua giornata tipo?
  • Tra le esperienze che ha maturato, quali sono le più utili per il suo lavoro?
  • Come si arriva a fare il suo lavoro?
  • Che cosa consiglia a chi vuole iniziare?
  • CONCETTI IN PRATICA - L’idea di passaggio costruita dai gruppi di cammino
  • LE PROFESSIONI - Ricercare e divulgare la geografia

PER APPROFONDIRE

  • Scopri dove si studia geografia
  • Obiettivo: geografia – scopri percorsi di studio e sbocchi professionali

  Che cosa trova più esaltante del suo lavoro?

Mi piace anzitutto che sia una disciplina trasversale, tanto che la stessa definizione di geografia è in continua discussione fra le persone addette ai lavori. Una domanda comune che poniamo è: «Che cosa intendi per geografia?». Direi che la risposta più onnicomprensiva è che si tratta di una disciplina che studia il rapporto fra gli esseri umani e lo spazio. Questa relazione ha diverse sfaccettature: più quantitative, che si traducono spesso nella produzione di cartografie, cioè produrre mappe e studiarle, e più qualitative, ossia una parte più umanistica,  che studia in che modo ci rapportiamo con i luoghi e come i luoghi influenzano la nostra vita.

A seconda del tipo di progetto di cui ci si occupa, si può lavorare nell’ambito della ricerca ambientale, usare il metodo antropologico, studiare la storia, cimentarsi nella mappatura vera e propria di un luogo. Mi piace anche il fatto che la professione di ricercatrice mi permette di viaggiare, per conferenze e seminari ma anche per andare “sul campo” nei casi di studio. Mi piace il continuo confronto con le persone, sia professionisti sia gli abitanti del territorio che me lo raccontano. Come ricercatrice, infine, tengo anche alcuni corsi universitari e questo rapporto con chi studia, il cercare di appassionarli, per me è preziosissimo.

Ci spiega che cosa fa di preciso?

Io personalmente oggi faccio ricerca all’università e nel frattempo cerco di divulgare la nostra disciplina, i progetti, sul territorio, per restituire alla popolazione ciò che in qualche modo gli appartiene, ossia i luoghi. Per me è questo anche il senso di aver scelto di lavorare nel pubblico.

Dal punto di vista pratico, un esempio di lavoro recente è la mappatura sulle riserve della biosfera Unesco in Italia. Stiamo infatti avviando una ricerca che ha l’obiettivo di raccogliere alcuni dati, cartografici e non solo, su tutte le venti riserve della biosfera Unesco oggi presenti in Italia, analizzando in particolare in che modo esse contribuiscano alla creazione e alla trasformazione del patrimonio culturale e naturale, come laboratori di sostenibilità che hanno a che fare non solo con la conservazione degli ecosistemi ma anche con la vita quotidiana delle persone e con le attività sociali ed economiche che animano questi territori. Alcuni di questi contesti li stiamo poi approfondendo anche attraverso raccolte dati sul campo, interviste e collaborando all’organizzazione di attività di divulgazione e sensibilizzazione della popolazione.

Un altro esempio di ricerca geografica che ho condotto è la mia ricerca di dottorato che ha studiato il rapporto fra paesaggio e cammino nel quotidiano nella mia città, a Bergamo (v. scheda Concetti in pratica a fondo intervista).

Un altro filone che portiamo avanti nel nostro dipartimento è l’educazione al paesaggio, ovvero provare a sperimentare una didattica della geografia che sia incentrata sul concetto di paesaggio come strumento di cittadinanza attiva, che facilità cioè il coinvolgimento dei cittadini nei processi decisionali dei loro luoghi di vita, non solo come luoghi da tutelare ma come qualcosa da progettare insieme per il futuro.

Come si svolge una sua giornata tipo?

In realtà ho due giornate tipo. Vivendo a Bergamo, ci sono giorni in cui lavoro da casa e altri in cui vado a Padova e mi fermo lì alcuni giorni per le lezioni in presenza e per incontrare i colleghi. La cosa bella è che questo non è mai un lavoro monotono. Ci sono poi i convegni e i seminari in giro per il mondo, di recente, per esempio, sono stata ad Aix-en-Provence per qualche giorno e qualche mese fa ho avuto la possibilità di andare a Seul, in Corea. Poi, come gruppo di ricerca, seguiamo alcuni casi di studio che richiedono di andare sul campo, sia per esaminare il posto sia per parlare con le persone e intessere relazioni. Abbiamo ultimamente anche molte relazioni con gli ecomusei, organizziamo attività insieme e osserviamo che cosa succede.

Tra le esperienze che ha maturato, quali sono le più utili per il suo lavoro?

Per l’avvio alla professione - che è stata per anni con partita iva come collaboratrice per vari enti, prima di entrare in accademia - sono stati fondamentali per me i corsi dedicati alla cartografia e ai sistemi informativi territoriali. In seguito, ho avuto la fortuna di lavorare un anno come tirocinante pagata al parco nazionale di Yellowstone, negli Stati Uniti, proprio dentro il parco, dove mi occupavo di cartografia GIS. Ho imparato a costruire mappe, a parlare bene l’inglese e che cosa significa vivere in una delle più incredibili aree protette del mondo: Yellowstone è il luogo dove è nata l’idea di parco nazionale! Questa esperienza mi ha permesso di approfondirne il significato ma anche i risvolti più critici. Ho imparato a lavorare in gruppo, come portare avanti dei progetti e a raccogliere dati sul campo.

Una volta tornata in Italia, prima di iniziare il dottorato, che è stato il mio secondo passaggio fondamentale, ho collezionato diverse esperienze lavorative come consulente con partita iva dove ho applicato le competenze che avevo acquisito all’estero, prima in Abruzzo e poi in Lombardia, collaborando con aree protette, e riserve regionali ma anche con enti locali. Questa esperienza che è durata diversi anni mi permette oggi di fare ricerca con un occhio diverso.

Come si arriva a fare il suo lavoro?

Sono sempre stata appassionata di biologia e di scienze naturali, tanto che da bambina il mio sogno era fare la biologa marina. Tuttavia, al liceo non mi immaginavo a un corso di laurea scientifico perché non volevo abbandonare gli studi umanistici. Mi incuriosì la laurea triennale in Scienze umane e dell’ambiente a Milano, che fa parte della classe di laurea in Geografia. Era la fusione perfetta di quello che cercavo, e infatti sono rimasta molto soddisfatta, tanto che ho deciso di proseguire con la laurea specialistica. Per la quale mi sono iscritta a Torino, perché si trattava di un corso interdipartimentale, non solo afferente a Lettere e filosofia, che mi ha permesso di studiare sì geografia ma anche ecologia, politiche del territorio, economia e storia. Da laureata, sono tornata per un tirocinio in un’area protetta a Bergamo e poi ho vinto l’opportunità di lavorare un anno nel parco di Yellowstone, negli Stati Uniti, esperienza che mi ha formata a 360 gradi come professionista. Tornata in Italia, nel 2012, ho aperto la partita iva e ho iniziato a collaborare da geografa con alcune aree protette, dapprima in Abruzzo dove studiavo l’inquadramento socioeconomico di un sito classificato come Area protetta - Natura 2000. Servono geografi perché queste aree devono avere piani di gestione non solo ambientale, ma che prevedano un inquadramento generale del territorio.

Dopo qualche anno da consulente, ho scelto di proseguire con il dottorato all’Università di Padova, perché sentivo che avevo bisogno di tornare alla geografia e approfondire un po’ di più alcuni aspetti. Dal momento che vinsi il posto senza borsa, nel frattempo continuavo a lavorare per mantenermi.

Va detto: non è sempre semplice far riconoscere la propria professione perché ancora oggi non tutte le realtà sanno che cosa fanno i geografi, anche se le cose piano piano stanno cambiando in meglio. Molti bandi emessi dalle pubbliche amministrazioni, per esempio, sebbene di fatto cerchino una figura come la nostra, spesso non includono fra le lauree ammesse la laurea in Geografia, a favore di una laurea in urbanistica o in pianificazione. In realtà poi si riesce comunque a partecipare ai bandi, segnalando le proprie competenze specifiche, e mostrando che il corso di laurea è equivalente.

Negli ultimi anni è stato fatto un grande lavoro culturale di diffusione della nostra professionalità da parte delle università e delle associazioni, e le lauree in Geografia stanno veramente rifiorendo. Per esempio, il nostro dipartimento a Padova ha aperto da qualche anno un corso di laurea magistrale in Scienze per il paesaggio che sta riscuotendo molto successo.

Che cosa consiglia a chi vuole iniziare?

Quando ho scelto questo corso di laurea, l’ho fatto unicamente per passione, perché mi ritrovavo in quei temi, non perché pensassi a un lavoro specifico. Con il senno di poi è stata una scelta felice. Io credo che quando si segue una passione che si sente dentro, nel tempo si trova la propria strada. Oggi le professioni sono molto più trasversali di quanto si immagini.

A un giovane geografo o a una giovane geografa, io consiglio di partire dai territori che conoscono, a cui sono affezionati, per provare a farli parlare in funzione del benessere di chi ci vive. A chi vuole provare un’altra strada rispetto alla ricerca, io suggerisco la libera professione, perché la parola chiave è consulenza nell’ambito della progettazione territoriale, sia direttamente rispondendo ai bandi della pubblica amministrazione sia contattando cooperative oppure ONG che lavorano con lo sviluppo locale. C’è infine tutto l’abito della progettazione europea, dove la professionalità dei geografi torna sempre più utile.

CONCETTI IN PRATICA

L’idea di passaggio costruita dai gruppi di cammino

Un lavoro che per me è stato entusiasmante è la tesi di dottorato, nella quale ho approfondito il modo con cui si costruisce un’idea di paesaggio attraverso l’esperienza di un gruppo di cammino, fenomeno oggi sempre più diffuso nelle città, specie fra la popolazione più anziana. Si tratta di gruppi di persone che camminano insieme, anche all’interno del proprio quartiere, all’interno di un’idea di promozione della salute, per evitare sedentarietà e la solitudine. Io volevo capire come questi gruppi di cammino vedessero il loro territorio e come costruissero il paesaggio intorno a loro. Ho camminato a Bergamo con questo gruppo, intervistando le persone e sulla base di questi racconti ho costruito delle mappe, basate su quello che le persone vedevano e raccontavano, per capire come si costruisce l’idea di paesaggio, quali diventano i punti di riferimento e  quali gli effetti del camminare sul paesaggio e viceversa.

Da attività come questa emergono sempre risultati stupefacenti: il vissuto delle persone crea luoghi che altrimenti, passando velocemente, non avremmo visto.

 

LE PROFESSIONI

Ricercare e divulgare la geografia

Chi fa attività di ricerca e divulgazione in ambito geografico (e non solo!), ha spesso a che fare con figure professionali dell’editoria, che si occupano di pubblicare, editare, tradurre e rivedere le bozze dei testi da pubblicare. Inoltre, si deve interfacciare con personale dell’amministrazione pubblica del comune, della regione e in particolare con le persone referenti delle aree protette. Un aspetto fondamentale della divulgazione è l’attività con le scuole, che coinvolge ovviamente educatori ed educatrici, oltre che le classi, e quello con i musei. La professione sta acquisendo sempre più importanza anche nella pianificazione ambientale, per cui sempre di più sono frequenti le relazioni con persone laureate in architettura, pianificazione del territorio, scienze ambientali ed ecologia.